Le proposte della Finanza Tecnologica, si manifestano tramite una piattaforma web che rende facilmente accessibili e fruibili i nuovi servizi finanziari. Dietro le nuove piattaforme lavorano persone di età, esperienza e capacità diverse, che comunicano attraverso il web con clienti anch’essi di età, esperienza e capacità diverse. Come avviene il punto di incontro? Il Fintech delle persone visto dal lato della domanda e dell’offerta.
La nascita di un nuovo modello di business
Perché “FinTech”?
Il “Fintech”, acronimo di Financial Technology, ovvero finanza tecnologica, rappresenta oggi un ecosistema di soluzioni ed attori con caratteristiche differenti tra loro che si propongono, attraverso il web, di risolvere due problemi fondamentali: re-immaginare i prodotti finanziari e raggiungere il consumatore attraverso nuovi canali tecnologici.
Come cambiano domanda ed offerta
Dal lato della domanda di servizi innovativi da parte dell’industria, negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento nella mentalità del consumatore ed occorre distinguere il consumatore/cliente dal consumatore/lavoratore.
Il consumatore/cliente (B2C), infatti, sembra più disposto ad abbracciare le nuove tecnologie e a sfruttarne i benefici a livello personale, al contrario del consumatore/lavoratore (B2B), ovvero, la stessa persona ma sul luogo di lavoro nell’espletamento delle sue funzioni. Paradossalmente, quest’ultimo dimostra di aver più resistenze ad abbandonare il paradigma del “ho sempre fatto così, funziona, quindi perché cambiare?”
Spostandoci invece dalla parte dell’offerta, e cioè dalla parte di coloro che offrono le soluzioni finanziarie tecnologiche, gli ultimi anni sono stati caratterizzati dall’incontro/scontro di due flussi di professionisti. Coloro che sono stati costretti, in seguito alla crisi finanziaria del 2008, a ripensare al proprio ruolo ed a quello delle banche, e i nuovi economisti, nati nelle scuole di ingegneria, di matematica o di informatica.
In altre parole, quelli per i quali il motto era “Cash is king” con coloro che pensano che “Data or Process is king”.
A rendere ancora più interessante l’analisi dell’incontro tra domanda dell’industria ed offerta della finanza tecnologica, è la caratterizzazione degli individui coinvolti sulla base non solo delle loro esperienze lavorative o formative, ma anche della loro età e status sociale. Se infatti consideriamo, le classificazioni care al mondo del marketing riguardanti la tipologia di consumatori/clienti/lavoratori, scopriamo che domanda e offerta di servizi finanziari sembrano ancor più distanti.
Baby Boomers, Generazione X e Y
Secondo una classificazione accreditata e cara al Marketing, le generazioni oggi attive nel mondo del Lavoro sono essenzialmente tre: Baby Boomers, Generazione X e Generazione Y.
I cosiddetti Baby Boomers sono rappresentati da coloro che sono nati tra il 1945 ed il 1965. Chi fa parte di questa generazione è tipicamente orientato alla carriera ed al lavoro, ambizioso, percepisce un reddito mediamente elevato ed dimostra una certa predisposizione al risparmio.
I nati tra il 1965 e 1980 appartengono a quella che viene definita Generazione X. Questo gruppo rappresenta il nucleo numericamente più importante tra coloro impegnati nel mondo del lavoro. La Generazione X è considerata una “generazione-ponte” tra i boomers ed i digitali e gli individui che ne fanno parte vengono spesso descritti come più concreti e meno sognatori rispetto ai loro genitori. Gli stessi sono spesso tacciati di essere meno dediti al lavoro, di avere una capacità di spesa più alta e di combinare una certa dose di scetticismo verso i valori tradizionali e le istituzioni ad una ricerca persistente dell’eccellenza nel servizio.
Infine troviamo i Millenials (anche noti col nome di Generazione Y), nati tra il 1980 ed il 2000. Cresciuti nel pieno della rivoluzione digitale, i Millenials hanno una grande familiarità con la comunicazione, i media ed il mondo digitale. Fanno acquisti selettivi, cercano occasioni nel low cost ma anche il consenso delle community. Sono sempre connessi, non riconoscono le gerarchie in modo verticale e sono follower delle idee.
Da questo punto di vista, Industria e Fintech non si differenziano molto, se non per il fatto che le Fintech sono tipicamente aziende nate in tempi più recenti. L’anzianità aziendale media inferiore fa infatti ricadere la maggior parte dei lavoratori impiegati nelle aziende della Finanza Tecnologica nella classe dei Millenials. Come i Millenials, anche le società Fintech sono native digitali. Per questo motivo tendono esse stesse ad attrarre specialmente individui che sono sempre accompagnati da strumenti hi-tech, e che hanno già cominciato a studiare l’economia digitale oggi proposta dalle università.
Le nuove figure professionali
Se dalle persone identificabili per anno di nascita e trend socio culturali, ci si sposta sulle professionalità ricercate sul mercato dalle aziende del Fintech, è possibile meglio individuare le caratteristiche che accomunano chi sta dietro le piattaforme web.
Ecco che il Fintech si scopre attrattivo per nuove figure professionali quali Digital Marketer, Data Scientist, esperti di User Experience e Digital Identity, di Artificial Intelligence, Cyber Security, Blockchain e così via.
Semplificando. Se risponde al vero l’affermazione che nell’ industria le controparti del Fintech, sono in via maggioritaria appartenenti alla generazione X, e sono professionalmente CFO, CTO, responsabili di tesoreria, di credito commerciale o procurement, con una formazione tecnico economica pre-internet (pre-smartphone) e pre grande crisi economica, su quale terreno questi individui, così distanti in termini di competenze professionali, possono incontrarsi per dar vita a modelli di business innovativi?
Il punto di incontro
Considerando che il professionista dell’industria nella vita privata è anch’esso un internettiano, mentre la stessa persona è più resistente, quando si tratta di spingere la tecnologia nel lavoro quotidiano, come può avvenire l’incontro dei due mondi?
Industria e Fintech, come tipologie di imprese si muovono nella stessa direzione delle persone che le compongono. Il terreno di incontro è lo stesso dove si risolve la dicotomia tra il consumatore / cliente / lavoratore. L’apertura verso una conoscenza reciproca, il dare fiducia alle reciproche esperienze. Le persone che stanno dietro il Fintech, pur partendo da una formazione diversa, pur essendo spesso di una generazione diversa, rispetto al consumatore/lavoratore, perseguono lo stesso obiettivo di soddisfare un bisogno. Riconoscere l’obiettivo comune, può essere un passo importante verso la conoscenza reciproca.
Le persone del Fintech, sono le stesse persone, che ci consentono oggi di prenotare una stanza di albergo in cinque minuti o di trasferire istantaneamente somme di denaro ad una persona lontana. Cercano di soddisfare un bisogno.
Se un algoritmo ci semplifica la vita perché non anche il lavoro? Il freno non può essere il timore, che questo algoritmo faccia il lavoro al posto nostro e ci renda inutili. Qualsiasi automazione nasce dall’analisi dell’esperienza pregressa e necessita di persone di esperienza per essere testata, sviluppata, riparata, migliorata.
In un ambiente in continua evoluzione, ci sarà sempre bisogno di chi sia in grado di monitorarne il comportamento, affinché venga aggiornato costantemente.
Il consumatore/lavoratore dell’industria, insegnerà sempre all’algoritmo a fare il suo lavoro, e l’algoritmo dietro le Fintech, insegnerà al lavoratore che certe decisioni sono operative, certe sono strategiche ed altre sono semplicemente profittevoli. Il lavoratore, come l’industria, si muoverà sempre più verso il senso delle cose e non sul loro automatico accadimento, rimanendo sempre al centro dell’impresa, ma con una conoscenza e consapevolezza diversa.
Fonte “Finanza Cafè”